“Fatti dâ civita”: in scena il cuore antico dei siciliani

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È andato in scena ieri al Palazzo della Cultura di Catania lo spettacolo curato dall’associazione “Circolo degli artisti”

«Per me la tradizione è qualcosa che sento fortemente nelle viscere. Ed io raccolgo da dieci anni testimonianze, aneddoti e poesie della mia Civita che è come un palcoscenico per me, perché voglio salvarne le radici, non voglio che vengano trascurate, ed è per questo, soprattutto, che abbiamo proposto questo spettacolo».

Queste le parole di Melo Zuccaro, cantante e attore catanese nato e cresciuto alla Civita, quartiere popolare che è il “cuore” e centro fisico e storico di Catania. Zuccaro è il protagonista di “Fatti dâ civita”, curato dall’associazione “Circolo degli artisti” e andato in scena ieri sera nella corte “Mariella Lo Giudice” del Palazzo della Cultura di Catania nell’ambito della rassegna “Catania Summer Fest 2022” promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Catania. Melo Zuccaro è stato definito dai suoi stessi compagni di viaggio artistico come «la memoria vivente del quartiere» in cui è nato, cresciuto e dove ancora oggi vive. Altra colonna portante è stata Laura Giordani, attrice e cantante versatile, con esperienza ventennale, estrosa e capace di improvvisare con interventi azzeccati e spesso esilaranti. Agli strumenti il musicista Mimmo Aiola, legato a Zuccaro da un lunghissimo legame sin dai tempi della “Strummula”, che ha regalato al pubblico serenate e melodie festose suonando con maestria sia la chitarra classica che la chitarra acustica, e il poliedrico musicista folk Giorgio Maltese, che si è destreggiato con diversi strumenti quali il marranzano, le nacchere, il tamburello, e un particolare tipo di flauto siciliano, ricavato dalle canne, il cosiddetto “friscalettu”, a zampogna e il violino.

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Melo Zuccaro

Lo spettacolo, alla seconda rappresentazione dopo la “prima” andata in scena lo scorso 7 agosto a piazza del Santuario a Valverde, è stato, come lasciano presagire le parole di Zuccaro citate poc’anzi, un vero e proprio forziere di narrazioni cantate, le cui perle sono in primis le memorie dello storico quartiere catanese della Civita e, più in generale quelle della Sicilia dei nostri avi, con le sue ninne nanne, le sue feste e le sue tradizioni popolari, con i suoi luoghi ancora vivi. Con le sue abitudini, i suoi riti e i suoi mestieri antichi, ad esempio quello dello zampognaro, che adesso è diventato un costume caratteristico che ci ricorda la gioia delle feste natalizie.

Del retaggio culturale di un popolo fanno parte anche i racconti, le poesie e le filastrocche pervenute alle nuove generazioni grazie alla tradizione orale, e che spesso diventano canzoni. Musica che racconta gli amori, le tradizioni, i costumi, la lingua, finanche i tratti caratteriali

La musica siciliana, ad esempio, oscilla fra i due estremi della nenia struggente e melanconica e della ballata gioconda e vigorosa. Proprio come l’emotività di un siciliano non è temprata ma amplificata dal temperamento sanguigno e passionale tipico dei siciliani. E si esprime balzando, ad esempio, dalla tristezza più disperata all’allegria spumeggiante ed esagerata, dalla dolcezza materna alla rabbia più feroce. Non potevano mancare, nel repertorio dello spettacolo, alcune canzoni di Rosa Balistreri, come Mi votu e mi rivotu e Cu ti lu dissi.

Fra i vari sketch gli attori hanno magistralmente interpretato alcune poesie salaci del realismo fantasioso di Nino Martoglio, come Lu disiu, tratto dalla “Centona”. Ma si è assistito anche a dei monologhi che ritraggono scorci della vita quotidiana del popolo della Civita. Un momento suggestivo, a tal proposito, è stato quello in cui Melo Zuccaro si è immedesimato nel ruolo di un commerciante delle bancarelle del mercato rionale e la sua performance è stata accompagnata dal marranzano di Giorgio Maltese, che ha eseguito egregiamente una melodia in crescendo capace di trasportare la mente nel luogo che è stato evocato da entrambi gli artisti.

La serata si è conclusa a suon di nacchere e tamburelli, e con gli spettatori che abbandonavano le sedie per ballare una scatenata tarantella, abbracciando così l’atmosfera festosa che gli attori e i musicisti sono riusciti a infondere nel pubblico.

In un contesto storico dove a causa della globalizzazione e il consumismo rischiamo di dimenticare la specificità e diversità di ogni luogo geografico, e la nostra identità, diventa importante preservare le radici, che di questa identità sono l’espressione più forte. Occorre, dunque, ri-conoscerle e valorizzarle. Salvandole dall’oblio.