Molte le polemiche, ma la chiave è sempre una: la corretta educazione
Halloween è in arrivo, e iniziamo a cercare un po’ di chiarezza sulla questione molto discussa. Il 31 ottobre per i celti, un popolo di pastori, era Samhain (fine dell’estate).
L’Oxford Dictionary of EnglishFolklore ha fatto un’importante critica all’origine celtica della festa Partiamo con l’analisi della parola Halloween:
Hallow è la parola arcaica inglese che significa Santo. Il verbo “to hallow” significa “rendere qualcosa sacro” o “onorare qualcosa come sacro”. Secondo molti la festa di Halloween ha delle origini molto antiche, irlandesi: per i celti l’anno nuovo iniziava il primo novembre, con il periodo di Halloween:
«Certamente Samhain era un tempo per raduni festivi e nei testi medievali irlandesi e in quelli più tardi del folclore irlandese, gallese e scozzese gli incontri soprannaturali avvengono in questo giorno, anche se non c’è evidenza che fosse connesso con la morte in epoca precristiana, o che si tenessero cerimonie religiose pagane» (Oxford Dictionary of English Folklore)
Sia la festa di Ognissanti (1 novembre) che la sua vigilia (31 ottobre) furono istituite da papa Gregorio III a Roma e vengono celebrate dall’inizio dell’ottavo secolo.
Un secolo dopo entrambe le festa sono state estese a tutta la chiesa da papa Gregorio IV. Ancora oggi per la Chiesa cattolica la festa di Ognissanti è una festa di precetto. E gli irlandesi convertiti, via via, al cristianesimo hanno smesso di celebrare la festa pagana già prima del riconoscimento di Ognissanti a festa cristiana.
È importante ricordare che taluni elementi della festa pagana, come accendere fuochi o intagliare vegetali del raccolto dalla tradizione celtica, sono sopravvissuti anche tra i cristiani, come ad esempio l’albero di Natale deve le sue origini alle tradizioni pre-cristiane germaniche.
Bisogna sottolineare che gli aspetti collegati al mondo dell’occulto – fantasmi e demoni – in realtà hanno le loro radici nel credo cattolico. I cristiani credevano che, in alcuni momenti dell’anno (come anche a Natale), il velo che separa la terra dal purgatorio, dal Cielo e dall’inferno diventasse più sottile, e le anime del purgatorio (i fantasmi) e i demoni potessero essere visti chiaramente. In questo caso la tradizione di mascherarsi ad Halloween proviene molto di più, se non del tutto, dal credo cristiano che dalla tradizione celtica.
Ma è intorno agli anni ’70/80 che i pregiudizi contro Halloween crescono in modo esponenziale. In parte a causa della diffusione di Halloween come della “notte del Diavolo”, in parte per le leggende urbane su veleni e a causa di un’esplicita opposizione al cattolicesimo. Jack Chick, un fondamentalista rabbiosamente anticattolico, favorì il diffondersi delle accuse.
Con la diffusione dei film dell’orrore, in modo particolare del genere slasher, in quegli stessi anni ha contribuito alla reputazione “nera” di Halloween, in aggiunta alle dichiarazioni dei satanisti e dei wiccani (una sorta di neopagani), che hanno creato delle storie secondo le quali Halloween era originariamente una loro festa, rubata in un secondo momento dai cristiani.
Proprio negli anni ‘80 i satanisti hanno cominciato a festeggiare il 31 ottobre come capodanno di Satana. Sulla fine degli anni ‘90 molti genitori cattolici, non conoscendo le origini di Halloween, hanno iniziato a mettere in discussione questa festa. Ad aumentare le loro preoccupazioni, nel 2009, l’articolo di un tabloid inglese che riuscì a diffondere la leggenda che Benedetto XVI avesse messo in guardia i cattolici contro la celebrazione di Halloween. Ma anche se non ci fosse verità in quell’affermazione, le celebrazioni alternative divennero popolari (come feste parallele in cui i bambini si travestono da santi e angioletti), fino ai giorni nostri.
Ai giorni nostri Papa Francesco durante i suoi Angelus non ha condannato esplicitamente la festa di Halloween ma il riferimento a questa tradizione di matrice anglosassone che ha preso piede da noi è stato piuttosto chiaro.
«Veicola messaggi negativi sulla morte e la fede» sono le parole del Santo Padre.
Ma sicuramente, oggi, è una trovata commerciale un po’ tipo San Valentino o altre feste che muovono il mercato. Tutto dipende da come i genitori trasmettono valori e tradizioni ai loro figli. In tutti i campi gli estremismi sono deleteri.
Nella, nostra, isola è radicata la tradizione di festeggiare “i morti” dal 31 ottobre al 2 novembre, in maniera analoga a come nel resto d’Italia si festeggia il Natale: i regali fatti ai bambini in questa occasione vengono fatti per conto degli antenati e dei parenti defunti, ed è diffusa la tradizione di andare a visitare i cimiteri, deliziandoci di frutta marturana e pupi di zucchero.
Viviana Giglia, classe 1983, vivo a Licata, sono una educatrice professionale con la passione della scrittura. Ho scritto tre libri, di cui uno autobiografico, “Nata due volte”, e decine di editoriali. Adesso ho intrapreso la strada del giornalismo perché adoro scrivere e leggere in più: attivista per i diritti delle persone con disabilità, come me, con la schiettezza e l’amore per la giustizia e verità. Il mio motto è “barcollo ma non mollo”: la mia penna corre più delle mie gambe e volo in alto.