Una struttura conica innalzata l’8 dicembre è stata illuminata nei giorni successivi, dopo parecchia ironia sui social. Coincidenza? Il sindaco Galanti menziona il risparmio energetico
Quella dell’albero di Natale è una delle tradizioni natalizie più diffuse al mondo. Solitamente è un abete addobbato con luci, festoni, palline o altre decorazioni che si espone in tutte le case, piazze e locali solitamente dall’8 dicembre. Già molto prima della nascita del cristianesimo, l’albero, in tutte le culture, è sempre stato simbolo di vita e rinascita. Vediamo perché questa usanza così importante sopravvive nei secoli.
Anche se si pensa che l’albero di Natale sia di origine celtica, c’è da dire che il primo albero, così come lo conosciamo, fu introdotto in Germania nel 1611 dalla Duchessa di Brieg che, secondo la leggenda, aveva già fatto adornare il suo castello per festeggiare il Natale, quando si accorse che un angolo di una delle sale dell’edificio era rimasto completamente vuoto. Per questo, ordinò che un abete del giardino del castello venisse trapiantato in un vaso e portato in quella sala.
L’idea dell’abete come rappresentazione della vita eterna fu ripreso dai cristiani, che ne fecero il simbolo di Cristo stesso dell’albero della vita: una bella leggenda, di cui parla la Bibbia o di quello del bene e del male, che crescevano entrambi nell’Eden.
Ma, sicuramente, è solo dopo dopo il Congresso di Vienna che l’usanza inizia a diffondersi su larga scala. In Italia, la prima ad addobbare un albero di Natale fu la regina Margherita, nella seconda metà dell’Ottocento, e dopo di lei la moda si diffuse velocemente in tutto il paese. La tradizione dell’albero di Natale, così come molte altre tradizioni natalizie correlate, rimane oggi particolarmente sentita nell’Europa del Nord. Bisognerebbe ricordare che solo durante il pontificato di Giovanni Paolo II arriva la tradizione di allestire un grande albero di Natale nel luogo cuore del cattolicesimo mondiale, piazza San Pietro a Roma.
Da anni, nel mondo, nelle metropoli, città e piccoli paesi è d’uso abbellire una delle piazze principali con un grande abete.
Nonostante la crisi economica ed energetica, quest’anno, ogni città del mondo ha il suo albero scintillante: Milano, Roma per citarne alcuni; nella nostra Sicilia: Palermo, Catania, Sciacca e perfino la vicina Palma di Montechiaro.
E a Licata, la città del faro, cosa succede?
Come da tradizione, lo scorso giovedì 8 dicembre, il giorno dell’Immacolata, viene posizionato in piazza Progresso la struttura dell’albero di Natale senza addobbi e luminarie. Subito impazzano le critiche sui social network. La gente è sempre più delusa ed amareggiata dall’ennesimo flop. Ma solo il 13 dicembre quella struttura in metallo ricoperta da un telo verde, che aveva le sembianze di un siluro e che ironicamente è stata chiamata “la supposta di Hulk”, è stata addobbata ed illuminata.
Questa la dichiarazione del sindaco Pino Galanti: «Francamente mi hanno un po’ sorpreso le polemiche degli ultimi giorni sulla mancata accensione dell’albero di Natale. Lo stiamo accendendo con abbondante anticipo rispetto al Natale, mentre per quanto riguarda gli addobbi, fin qui solo il maltempo ci ha impedito di sistemarli. Vorrei dire, inoltre, che siamo tenuti a rispettare il decreto sul risparmio dell’energia elettrica, quindi contenere il consumo dei costi, anche con riguardo all’energia necessaria per accendere l’albero»
La domanda ci sorge spontanea: quanto è credibile? Solo Licata è tenuta al decreto risparmio?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Ohohoh Merry Christmas!
Viviana Giglia, classe 1983, vivo a Licata, sono una educatrice professionale con la passione della scrittura. Ho scritto tre libri, di cui uno autobiografico, “Nata due volte”, e decine di editoriali. Adesso ho intrapreso la strada del giornalismo perché adoro scrivere e leggere in più: attivista per i diritti delle persone con disabilità, come me, con la schiettezza e l’amore per la giustizia e verità. Il mio motto è “barcollo ma non mollo”: la mia penna corre più delle mie gambe e volo in alto.