Nell’eremo di Monte Scalpello (Castel di Judica) le ossa di almeno una decina di persone. Sequestrata l’area
Macabro rinvenimento durante i lavori di restauro dell’eremo di Monte Scalpello, a Castel Di Judica (CT): sotto una botola, ecco alla rinfusa vari teschi e numerose ossa, tra cui almeno venti femori umani.
Nel luogo di culto, attualmente parrocchia cattolica, sono intervenuti la Polizia Locale, i Carabinieri e l’Asp competente per territorio.
Raccapricciante la scena apertasi davanti agli occhi del Responsabile del procedimento, ing. Francesco Malgioglio, che non ha esitato a contattare le autorità competenti, fermando i lavori per i quali si era resa necessaria l’apertura del tombino, chiuso da tempo immemore.
Il pensiero non può non andare al caso di Elisa Claps, ritenuta scomparsa per oltre sedici anni fino al rinvenimento dei resti nel sottotetto della chiesa cattolica ove era stata vista viva l’ultima volta a Potenza, e per il cui assassinio è stato condannato in via definitiva Danilo Restivo, un conoscente della vittima.
Ma nell’eremo siciliano di Monte Scalpello i resti sono molti di più, e le «circostanze indecorose di sepoltura», come definite dal sindaco di Castel Di Judica, Ruggero Strano, non fanno ad un primo momento pensare ad una sepoltura di monaci o prelati, che si attenderebbe più ordinata e rispettosa dei defunti.
Il pensiero, quindi, non può che andare alla malavita, ai tanti scomparsi per “lupara bianca”.
Ipotesi che nelle ore successive è stata commentata dal Procuratore della Repubblica di Caltagirone, Giuseppe Verzera, che ha affermato come «allo stato non vi sono elementi per ritenere che questi resti provengano da episodi di lupara bianca. Si tratta di resti risalenti ad oltre 100 anni addietro».
La Procura calatina ha assicurato che verranno effettuati «tutti gli accertamenti necessari» al fine di chiarire la provenienza di tali resti.
L’area è stata posta sotto sequestro e affidata in custodia al parroco, Pietro Mannuca.
Le indagini sono in corso.
(Immagine di repertorio)
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