La dipendenza dai social: un disturbo sociale moderno sempre più diffuso
…E poi, lo sai, non c’è
Un senso a questo tempo che non dà
Il giusto peso a quello che viviamo
Ogni ricordo è più importante condividerlo
Che viverlo
Vorrei ma non posto…
Fedez e J-Ax, con il testo “Vorrei ma non posto” hanno ben descritto la società malata moderna in cui viviamo. La generazione 3.0, estremamente legata all’apparenza: l’unica cosa che conta è sembrare sempre perfetti e sorridenti sui social. Oggi si riporta, e riposta, tutto su Internet e non si ha più voglia di tenere per sé un briciolo di vita privata, anzi, i “followers” devono essere sempre aggiornati su tutto ciò che accade nelle nostre vite. Gli smartphone sono diventati l’estensione del nostro braccio e purtroppo, spesso e volentieri, invece di goderci alcune situazioni tendiamo a riprendere o fotografare ogni cosa, non riuscendo così ad assaporare quei momenti che non torneranno più. Ma tutti abbiamo qualcosa di narcisista per cui, chi più chi meno, cadiamo nel tranello social.
Molto meglio di quelli che esordiscono dicendo: “la meglio sono io che non pubblico mai nulla”: già questa rappresenta l’ipocrisia del controsenso perché costoro sono, proprio, i primi pettegoli che sanno tutto di tutti.
La vita in virtuale prende il posto di quella reale, uno può dirti quello che vuole, mandarti le foto che vuole, tanto da far perdere i contatti con la realtà. Peccato che, invece, in tutta questa ricerca dell’impossibile e della condivisione compulsiva, ci si perda il meglio. L’essere cede il posto all’apparenza, alle maschere, alla finzione perché l’importante è, infatti, sembrare perfetti e sempre felici agli occhi dei social network. Chiunque condivide i propri pensieri attraverso internet, compresi gli esponenti politici i quali utilizzano la rete come mezzo per la propria campagna elettorale, risparmiando così soldi e confronti diretti con i cittadini.
Ma il vero prototipo di questa società 3.0, sono i Ferragnez.
Lei imprenditrice digitale famosa nel mondo, Chiara Ferragni, lui rapper idolo delle teenager, Fedez. I due sono marito e moglie e hanno anche due bimbi, Leo e Vittoria. E su un possibile terzo in arrivo i “rumors” si inseguono da mesi. Profili separati ma praticamente interdipendenti, milioni sono i loro followers a testa, di ogni età, ed entrambi hanno una grandissima abilità nel marketing: basti pensare all’evento matrimonio, sponsorizzato dall’inizio alla fine. Anche la nascita dei figli è stato un grande evento social, con annessi sponsor e introiti di guadagni. Adesso, dal 2021 I Ferragnez sono sbarcati su Prime di Amazon con la loro docuserie che racconta, senza filtri, la vita, per molti straordinaria, di questa famiglia.
Questa famiglia di influencers ha molto seguito, lanciano non solo mode e tendenze, promuovono idee politiche, religiose, culturali più o meno condivisibili. Nella società attuale hanno più voce di politici, premi nobel o comunque di chi ha una certa posizione sociale.
Ma in realtà cos’è un social network? Beh, è possibile paragonare i social a delle piazze virtuali, qualcuno osa e li addita a cortile, “curtigliu”, con annesse oche starnazzanti, dove regnano finzione e pettegolezzo. Social media, sono dei mezzi di comunicazione sociale che nella nostra società multimediale ha perso il suo significato originale, dando spazio a numerose problematiche sociali.
«Messi sotto indagine dall’Università della Pennsylvania (Usa) che dichiara di avere, alla fine, rilevato un legame causale tra la quantità di tempo speso con questi social media e l’aumento di depressione e solitudine». (Journal of Social and Clinical Psychology)
Da un po’ di tempo si sente parlare di FOMO, che è l’acronimo di “Fear of Missing Out”, tradotto “paura di essere tagliati fuori”: per essere più diretti è possibile definire la FOMO come una forma di ansia sociale.
I soggetti affetti hanno una sorta di dipendenza tecnologica, data dalla paura/convulsione di controllare, di perdersi aggiornamenti, novità e di conseguenza venir esclusi da momenti e particolari, alimentando invidia per la vita altrui, solitudine, ansia e sensi di colpa. Il FOMO è un vero e proprio disagio sociale che genera crisi d’astinenza nel momento in cui non viene soddisfatto.
Si perde il senso del reale, già perché non ci si rende conto che la vita reale è molto diversa da ciò che le persone decidono di farci vedere sui social. Quanti filosofi, tuttologi, quante foto ritoccate/filtrate, si mostra solo il bello o comunque solo ciò ci rende più interessanti agli altri. Proprio per contrastare la dipendenza e la finzione che causano la FOMO, sono in molti a promuovere la “gioia di essere tagliati fuori” la JOMO, cioè: Joy of Missing Out.
In conclusione cito Cartier-Bresson: «È un’illusione che le foto si facciano con la macchina…si fanno con gli occhi, con il cuore, con la testa».
Viviana Giglia, classe 1983, vivo a Licata, sono una educatrice professionale con la passione della scrittura. Ho scritto tre libri, di cui uno autobiografico, “Nata due volte”, e decine di editoriali. Adesso ho intrapreso la strada del giornalismo perché adoro scrivere e leggere in più: attivista per i diritti delle persone con disabilità, come me, con la schiettezza e l’amore per la giustizia e verità. Il mio motto è “barcollo ma non mollo”: la mia penna corre più delle mie gambe e volo in alto.