La mostra dell’artista catanese durerà fino al 28 agosto, nella suggestiva location di Villa Fortuna ad Acitrezza
Un lavoro che si direbbe “ascetico”, se l’Artista non fosse al tempo stesso una fedele cristiana molto attiva e molto presente, secondo il dettato evangelico.
Questo viene da pensare relativamente al concept di “Un anno con l’Etna”, collezione di elaborati pastelli che hanno ritratto l’Etna nella sua completezza e complessità per un anno intero, il 2019. Infatti, gli album in mostra contengono 365 ritratti del vulcano attivo più alto d’Europa.
Ma è qualcosa di diverso, e molto di più. Quella di Maria Sapuppo non è solo squisita tecnica. Non è sistematica metodicità. Non è fredda e compulsiva immersione nell’atto. Quello di Maria Sapuppo è un rapporto costante, profondo, intimo, sofferto con il creato, mezzo per dialogare con il Creatore. E per l’artista diventa agevole produrre, come guidata da quello Spirito che è conforto.
E di conseguenza, la testimonianza è necessaria e doverosa. Per un’Artista che a lungo ha sofferto con l’ambiente dell’arte tanto autoreferenziale, quanto tecnicamente inconsistente e indirizzato al mercimonio, è la parte difficile, quando per molti altri e altre sarebbe vero il totale contrario: difficile produrre quotidianamente per un intero anno, facile esporre.
Ma Maria ha saputo con il suo stile elargire alla fruizione del pubblico i suoi lavori: 8 album, con i 365 episodi di “Un anno con l’Etna” (altresì proiettati durante l’esposizione con adeguato sottofondo musicale) attorniati ed introdotti da altre sue 26 opere, grafite e tecnica mista su carta, cronologicamente precedenti, affisse alle pareti. In più, un dialogo aperto, con l’altra forma di espressione cara a Maria Sapuppo: la parola. Un diario, “Riflessioni e dialoghi con l’Etna”, in corso di scrittura, è parte “vivente” della mostra, mai uguale a se stesso nel suo essere in corso d’opera, in quotidiana via di stesura. Una personale, quindi, che sa essere “fuori dagli schemi” con la ferma gentilezza ed il genuino garbo che contraddistinguono l’Artista.
Inaugurata il 19 agosto scorso ed aperta fino al 28 agosto con orari 9-13 e 16-19 a Villa Fortuna in via Lungomare dei Ciclopi 137 ad Acitrezza, “Un anno con l’Etna” è organizzata dal Centro Studi Acitrezza e curata dall’Artista.
«La mostra racconta il dialogo interiore tra l’artista e il paesaggio – in particolar modo quello che ha con l’Etna – e inoltre il processo che Maria sviluppa attraverso la sua memoria, una vera e propria intesa tra passato e presente, tra spazio e tempo», si legge nella nota a firma Benedetta Spagnuolo. «Maria Sapuppo in tutti i suoi lavori, sia che intercetti la sua interiorità come nelle opere Paesaggi invisibili, Ombre e Lontano, sia che attraversi con lo sguardo ogni centimetro d’aria del paesaggio che scorge dalla sua finestra, come fa in Un anno con l’Etna per affrontare il “vulcano”, disegna sui fogli della sua memoria – prosegue la nota – infatti ogni volta che il colore, attraverso le sue dita, sfrega la carta, già il paesaggio muta, non è quello di prima e non si riconosce più. Quando i suoi occhi attraversano la profondità del cielo e misurano tutto quello che incontrano davanti alla montagna, ogni dettaglio, ogni fenomeno naturale, sulla carta si trasforma: le nuvole diventano batuffoli galleggianti, gli uccelli puntini che offuscano l’aria e la nebbia un mantello che avvolge la “Maestosa Signora”.
L’artista vela e svela un mondo che non è mai scontato e finalmente tutto quello che i fruitori hanno sempre visto di un classico paesaggio siciliano, qui diventa raro, speciale e mai visto, perché i suoi lavori sono intimi, tanto da riprodurre spesso degli oggetti che contaminano lo scenario sottostante, come panni, fazzoletti, tele e stoffe che con le loro pieghe possono essere tutti i paesaggi che si vogliono vedere: il mare, i monti, l’orizzonte,… con i quali si compiace di fondere le immagini in sovrapposizione e di confondere l’osservatore».
Come afferma l’Artista stessa:
«Come non vedervi la presenza essenziale della stessa montagna che osservo ogni giorno e che quasi mi rincorre per tutta la mia città, ad ogni incrocio viario, o nei panorami extraurbani che attraverso e che si estendono a perdita d’occhio? I miei paesaggi invisibili si trovano nel mondo immaginario e si basano sul gioco intellettuale di disegnare una cosa che può sembrarne un’altra. Lontano è il sostantivo che ho usato per i miei disegni a grafite di cui nel 2013 ho scritto: Lontano, anche se non vuoi, tornerai. Non tutto è assente, dimenticato, passato. Camminiamo nell’indistinto fertile, tra l’al di qua e l’al di là. In questo tempo e … lontano. Ad indicare la cifra della vita vissuta nella speranza, quindi operosa e fertile, nonostante la sua opacità. Come l’opacità della visione quando si guarda attraverso una finestra il cui vetro è bagnato da centinaia di gocce d’acqua o velato di vapore acqueo, o attraverso una superficie plastificata che dà una sensazione di maggiore lontananza della realtà oltre quel limite. Infine, la serie dei quattro disegni a grafite, a volte ritoccati a pastello, dal titolo Ombre, facenti parte di una realtà suggerita e suggestiva, sono la porta dell’immaginazione: Alcune volte le sagome indistinte danno più rilievo al vero (M.S., 2013)»
Conclude Benedetta Spagnuolo:
«Mutazione, eleganza, leggerezza, sono le parole che racchiudono il mondo di Maria Sapuppo.
Qui non esiste materia e per la prima volta l’Etna scompare e diventa qualcosa di invisibile, di intoccabile».
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